domenica 10 novembre 2013



I venditori che abbordano i traghetti per vendere merci
Venditori di cibo al porto durante le soste dei traghetti
Non mi è possibile, in questi giorni, non pensare a quello che sta accadendo nelle isole Filippine. Il Paese è sconvolto dal passaggio del tifone Haiyan, uno tra i più devastanti mai registrati nella storia. Le conseguenze di questo fenomeno naturale sono ancora da quantificare con precisione, se mai sarà possibile farlo, ma i numeri approssimati sono angoscianti: si parla infatti di 10.000 morti e di 4 milioni di persone interessate dagli effetti del passaggio dei tifone. Oltre la potenza di Haiyan, questi numeri sono facilmente spiegati considerando la densità abitativa delle Filippine, che sono tra gli stati più popolosi del mondo, e le condizioni di estrema modestia in cui gli abitanti di quelle isole sono abituati a vivere, con abitazioni in legno in mezzo alla natura, infrastrutture spesso precarie e servizi amministrativi ed assistenziali modesti: basti pensare che le autorità avevano provveduto a sfollare circa 800.000 persone mentre, come detto, il tifone ha colpito circa 4 milioni di abitanti. E rende ancora più tristi il pensiero che quasi la metà di vittime e sfollati è costituita da giovani o addirittura bambini, dato che l'età media della popolazione filippina è estremamente bassa.

Un motorino carico di ogni merce
Il tipico modo filippino di trasportare merci
Sono stato nelle Filippine pochi mesi fa, a febbraio. Ironia della sorte, rimasi bloccato per tre giorni sull'isola di Cebu a causa di una tempesta tropicale "fuori periodo" (di solito i primi mesi dell'anno sono i più asciutti e dunque favorevoli per il turismo) che impedì il traffico aereo e navale nell'area centro-meridionale del Paese. Ebbi modo di vedere un popolo abituato ai disagi causati dalle condizioni meteo, che sapeva affrontarli con il sorriso sulle labbra: ricordo bene la gente nelle sale d'aspetto dell'aeroporto che trascorreva il tempo mangiando e chiacchierando, e pensai a che cosa sarebbe successo in Europa in una condizione simile. Nel mio viaggio vidi condizioni di vita davvero modeste: case di legno, strade dissestate o sterrate, fognature approssimative, cavi elettrici "a vista", animali in mezzo alla strada, traghetti sgangherati e via dicendo. I Filippini, chiaramente, stanno vivendo una fase di "progresso violento", che li porta a trascurare le cose più importanti per dedicarsi a ciò che può fornire una soddisfazione immediata: lo smartphone viene prima di un muro di mattoni, la Coca Cola è più venduta delle medicine.

Una tipica scena di una città filippina

Vengono i brividi, dunque, a pensare quali effetti un tifone, che già di per sé è devastante, può avere su un territorio totalmente impreparato a subirlo. Basti ricordare ciò che accadde con il passaggio di Katrina o Sandy nella avanzatissima America, che disponeva di ogni risorsa umana, tecnologica ed economica per affrontare al meglio l'emergenza.
A questo punto, mi rimane solo la speranza che il numero delle vittime non debba aumentare ancora in misura esponenziale, e soprattutto che la comunità internazionale sia capace di fornire l'aiuto necessario a coloro che, dopo il passaggio di Haiyan, si troveranno a dover ricominciare la vita di ogni giorno senza più nulla.

0 commenti:

Posta un commento