lunedì 9 dicembre 2013


8 dicembre 2013

Egregio Presidente Dott. Enrico Letta, 
sono stato la scorsa settimana a Vienna per una breve vacanza con mia moglie, ed ho avuto modo di visitare una bella città, ordinata, efficiente, pulita e sicura.
I turisti erano tantissimi, provenienti da ogni parte. Come noi, si muovevano agevolmente con i mezzi pubblici, dall’aeroporto al centro città in meno di mezz’ora con 2 euro, un biglietto da 15 euro valido 3 giorni per corse illimitate e via (metropolitana, tram e bus sono puliti, i biglietti vengono obliterati da tutti - ed a fine corsa non vengono buttati per terra, le linee passano esattamente all’orario indicato). I cittadini viennesi erano nel frattempo impegnati nelle compere dei regali per Natale, ed affollavano i piccoli e grandi negozi che si possono trovare in ogni via della città ed i tanti mercati di quartiere, brulicanti di venditori regolari. La domenica, poi, in giro per la città, intere famiglie, grandi e piccini, austriaci e turisti, si aggiravano tra musei, parchi, bar e ristoranti. E negozi, dirà Lei. No, Le rispondo io. In Austria i negozi la domenica sono chiusi. In settimana finiscono la giornata alle 18, il sabato alcuni rimangono aperti solo al mattino, e la domenica sono tutti rigorosamente chiusi, compresi supermercati e centri commerciali.
Questa cosa mi ha rattristato in quel momento, e ancor più mi rattrista adesso, che è domenica ed io sono a casa da solo perché mia moglie è al lavoro in un esercizio commerciale, come accade ormai quasi ogni week end dell’anno.
I politici italiani della precedente Legislatura (ed i tecnici chiamati a risollevare le sorti del Paese), hanno ritenuto che estendere l’orario di apertura dei negozi ad libitum fosse la panacea per rilanciare i consumi, ormai moribondi, e l’occupazione, scomparsa dai radar dell’economia italiana. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: il prodotto interno lordo, secondo gli ultimi dati, è in calo del 1,9% (settembre 2013), i consumi privati si sono ridotti dello 0.4% (giugno 2013), la disoccupazione è ai massimi storici (12.5%, ottobre 2013), la produzione industriale è stagnante (-3.0%, settembre 2013), le vendite al dettaglio calano del 2.8% (settembre 2013), il gettito IVA crolla (-3.9%, ottobre 2013). D’altronde, non so come si sia potuto pensare che gli italiani potessero decidere, d’un tratto, di consumare più pasta (o più acqua, o più camicie, o più detersivi, o più pannolini, …) soltanto perché avrebbero potuto comprarla anche la domenica; forse, in altri momenti storici, sarebbero cresciute le vendite di beni cosiddetti voluttuari, ma non era certo questo il periodo per aspettarsi un fenomeno simile.
Nel frattempo, tutti i corrispondenti dati riferiti all’Austria sono positivi o invariati. Lo spread dell’Austria è a 32 punti, mentre il nostro viaggia a 230; il rating dell’Austria è AA+, il debito italiano si accontenta di BBB+.
A fronte dei numeri citati poco fa, in compenso, si è assistito ad un progressivo disgregarsi della vita sociale di milioni di italiani. Per coprire il maggior orario di apertura dei negozi, i responsabili delle grandi catene o degli store delle multinazionali sono ricorsi ad una riorganizzazione dei turni dei dipendenti, “stirandoli” ed estendendoli il più possibile, senza prevedere nuove assunzioni ma banalmente riducendo il rapporto personale/ora (e quindi aumentando il rapporto lavoro pro capite/ora…). Così, non si sono creati posti di lavoro, ma si sono invece creati problemi logistici alle persone (per via degli orari strampalati), i dipendenti sono sempre più scontenti, ed i clienti serviti peggio (per cui magari spendono meno). I piccoli esercizi commerciali, per parte loro, non hanno avuto la possibilità di fare la stessa cosa, dato che il più delle volte si tratta di aziende a gestione familiare: inevitabilmente, dunque, il loro triste destino sembra segnato, per l’impossibilità di reggere la concorrenza. In questo modo, tra l’altro, si stanno impoverendo i centri cittadini: nelle grandi città i tanti locali sfitti vengono talvolta, ma non sempre, occupati dalle grandi catene, mentre nei centri minori si assiste ad una progressiva scomparsa delle attività commerciali, con vie e piazze che assumono un aspetto sempre più desolante col passare del tempo, e sempre meno sicuro (lo rivelano gli ultimi dati del Ministero dell’Interno, secondo cui i reati sono aumentati complessivamente del 1,3%, ma quelli in maggior crescita sono furti in abitazione (+15.5%) e scippi (+13.1%), reati per i quali è fondamentale la scarsa frequentazione da parte della popolazione dei luoghi in cui avvengono). 
Anche lasciando da parte l’aspetto sicurezza, la crisi sociale e familiare italiana si può desumere da molti fattori: le famiglie italiane vanno meno al cinema (-8% nel 2012, fonte Ente dello Spettacolo), ai musei (-6.2% nel 2012, fonte “Giornale dell’Arte), ai Parchi di divertimento (cali generalizzati secondo i vari gestori), ma sicuramente hanno ridotto anche (pur essendo più difficilmente quantificabili) le passeggiate in compagnia al parco, le gite fuori porta, i giri in bicicletta, o ancor più semplicemente i week end trascorsi insieme in casa, a giocare, a cucinare, a leggere, ad ascoltare musica… anche solo a parlare. Tutte attività che le corrispondenti famiglie austriache, anche quelle composte da persone che lavorano nel mondo del commercio, si possono invece permettere, in una nazione che non per questo è più povera, meno sicura o inefficiente.
Mi piacerebbe allora che la questione degli orari degli esercizi commerciali, a due anni di distanza dalla liberalizzazione, venisse riconsiderata da chi, come Lei, ha il compito ed il potere di farlo. Per questo chiedo a Lei ed ai Suoi colleghi di riflettere sugli effetti devastanti che certe scelte legislative hanno avuto sulla serenità e sull’esistenza stessa di tante famiglie italiane, e di volervi porre rimedio.
Sappiamo tutti che il futuro è quanto mai difficile, ma sono convinto che proprio per questo ci sia bisogno di affrontarlo nelle migliori condizioni. Famiglie più unite, città più vive, più tempo libero a disposizione per tutti, una concorrenza più onesta tra piccoli e grandi imprenditori mi paiono ottimi punti di partenza per sperare in un domani migliore. Sono certo che anche Lei converrà con me.
Confidando in un suo interessamento, La ringrazio per l’attenzione. Cordiali saluti.
Edoardo



(NdR: cercando di far girare la lettera, mi sono imbattuto nella pagina Facebook "C'era una volta la domenica", che sta lottando per lo stesso scopo. Stanno promuovendo una raccolta firme da presentare al Ministero del Lavoro per chiedere che si ponga rimedio al danno compiuto con le aperture indiscriminate dei negozi. Aspettano anche la tua firma!)

2 commenti:

  1. sono assolutamente d'accordo con Edoardo! parole Sante!!!

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  2. come guida turistica italo-austriaca qui a Vienna DIVIDO E CAPISCO perfettamente i Suoi commenti e pensieri Edoardo. E tutto questione di mentalita. Buon Natale a Tutti!

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