domenica 6 settembre 2015

Mercoledì 29 aprile
Le levatacce  nella notte per andare in vacanza mi sono sempre parse una similitudine delle pratiche sadomaso, al limite tra sofferenza e piacere, e questa non fa differenza visto che la sveglia è puntata alle 3 e mezza. Il volo Air France per Parigi è alle 6.20, e ci porta puntuali all’aeroporto “sbagliato”: nel senso che atterriamo a CDG, ma poiché i voli per Guadalupa partono da Orly ci tocca il famoso (o famigerato?) transfer tra aeroporti. Abbiamo circa 4 ore di tempo per fare tutto, e sappiamo che siamo al limite per riuscirci, nulla può andare storto. L’arrivo al terminal 2G non agevola le operazioni (per chi non lo conosce, è una parte dell’aeroporto abbandonata a se stessa nel mezzo del nulla, collegata al T2 da una navetta che passa ogni 7 minuti e ne impiega 5 per il percorso). Ritiriamo i bagagli, corriamo alla navetta, arriviamo al T2, individuiamo la fermata del bus che Air France mette a disposizione per il cambio aeroporto (la fermata è ovviamente ben lontana da dove siamo noi…), corriamo e arriviamo alla fermata in contemporanea con il pullman (che è pure in anticipo di 5 minuti rispetto all’orario previsto): operazione completata! Finalmente posso rilassarmi, questa cosa mi agitava… Ora, per esperienza posso dire che 4 ore sono il minimo per essere sicuri di riuscire ad effettuare il cambio aeroporto, perché potete permettervi qualche ritardo (dell’aereo, o del pullman, o dei controlli di sicurezza, o vostro…) senza compromettere la vacanza. Il bus ha circa 70 posti, ma nel transfer di ritorno ad esempio qualcuno al fondo della coda ha dovuto attendere il bus successivo perché il primo era pieno, perdendo così mezz’ora…
Tutto facile ad Orly, nuovo deposito bagagli, controllo filtri e documenti e siamo in attesa per l’imbarco in compagnia di un nutrito stuolo di agenti dell’esercito francese che stanno andando in Guadalupa per “dare il cambio” ad altri colleghi: mica male come trasferta!
Volo senza problemi, ed arriviamo in orario a Pointe a Pitre, dove dovremmo trovare ad attenderci qualcuno dell’agenzia Evasions de Jade. Abbiamo richiesto alcuni servizi via mail, che ci sono stati confermati senza alcun pagamento anticipato, per cui un po’ di dubbio ci rimane… e invece siamo smentiti, visto che ben due ragazze ci attendono per accompagnarci in auto al porto di Bergevin (pochi minuti dall’aeroporto) e darci i biglietti a/r per il ferry verso l’isola di Marie Galante ed il voucher per il noleggio auto laggiù, il tutto contro pagamento cash al momento: perfetto. Prendiamo il traghetto veloce (vuoto) e finalmente dopo 1 ora siamo alla meta finale del nostro trasferimento, Marie Galante. Al porto ci consegnano una Fiat Panda (che ci fa una Fiat qui dove tutti hanno auto francesi?) con un bel bollo sul tetto (ahi ahi, parcheggio sotto una palma da cocco presumo…), e raggiungiamo Capesterre dove abbiamo prenotato (sempre via mail, sempre senza caparra: evidentemente qui c’è ancora gente piena di fiducia nel prossimo, che bello!) una camera presso Tropic Beauty: che, per inciso, si chiama così perché è in realtà un negozio di coiffeur con delle stanze al piano superiore. Ci finiamo dentro quasi per caso, e la proprietaria ci consegna la chiave della porta di ingresso, che peraltro essendo in legno sottile si farebbe prima a sfondare che a forzare… Camera pulita, ampia, confortevole, con il cucinino sul balcone da cui si vede il paese ed il mare: per 50 euro a notte è perfetta. Ci informiamo per cena, la titolare ci dice che lì intorno è pieno di ristoranti; peccato che abbia omesso di dirci che sono quasi tutti chiusi.
Alla fine, capitiamo per caso in una specie di trattoria (dei tavoli sotto una lamiera e del fumo nel retro sono gli indizi che ci guidano), e così ci buttiamo subito a vivere alla moda dei locali (cosa che ci piace sempre parecchio). Non c’è menu, la cuoca ci dice un paio di cose tra cui scegliere e optiamo per il poulet boucannier, ricetta tipica del luogo: ottimo ed abbondante per pochi euro a testa, birra locale inclusa, basta non aver fretta come il nostro vicino di tavolo (europeo) che si lamenta perché è lì da tanto e deve essere ancora servito… E’ ora di andare a dormire, dato che siamo svegli da circa un giorno.
Giovedì 30 aprile
“Decollage”! Per i locali, la parola indica il primo bicchiere di rhum della giornata, degustato in mattinata e primo di una lunga serie, per noi è invece finalmente l’inizio ufficiale della vacanza! Colazione all’epicerie del paese, che poi scopriamo far parte del complesso Soleil Levant, altra struttura in cui ci eravamo informati per pernottare (ma i tempi di risposta per la disponibilità sono stati parecchio lunghi…): hanno addirittura la macchina Nespresso per fare il caffè! Oggi è giornata di totale relax, per cui l’unica fatica è scegliere la spiaggia. Ci dicono (e sentiamo con il nostro naso) che in questo periodo c’è una invasione di sargassi (alghe che sprigionano gas piuttosto puzzolenti) che i forti venti che soffiano da sud stanno portando lungo le coste di questo versante, per cui evitiamo la zona Capesterre – Grand Bourg e ci dirigiamo verso Anse Canot.

Anse Canot
La spiaggia è uno spettacolo entusiasmante, sicuramente tra le 3-4 più belle viste durante le nostre vacanze! Siamo in compagnia di una squadra dell’esercito impegnata a costruire alcune strutture coperte ad uso dei bagnanti: scopriremo che la prassi di impiegare le forze militari per lavori di infrastrutture pubbliche è piuttosto diffusa sull’isola, evidentemente per mancanza di manodopera sufficiente tra gli abitanti di Marie Galante. L’impegno dei militari ci fa ben capire cosa si intende quando si racconta dei ritmi di vita di queste parti! Rimaniamo per l’intera giornata in questo paradiso, ci allontaniamo soltanto per pranzo andando verso Saint Louis per pranzare pied dans l’eau in un locale carino lungo la strada, Aux Plaisirs des Marins, con ottimi piatti locali a prezzi corretti.
Nel tardo pomeriggio riprendiamo la macchina, ci fermiamo a visitare i resti di un mulino, poi torniamo a Capesterre (non prima di aver preso una presunta scorciatoia ed essere finiti in una strada ripidissima sterrata che ci porta fino ad una scogliera nella zona di Anse Piton da cui ammiriamo un bel panorama ma anche un sacco di sargassi portati dal vento su questo lato di costa) e per cena ripetiamo l’esperienza della taverna di ieri. Oggi optiamo per le crepes, e ci divertiamo a capire i metodi di lavoro della cuoca, che senza curarsi dell’ordine di arrivo procede a servire i commensali “per argomento”: prima tutti i piatti alla griglia, poi tutte le crepes, poi tutti i bokit e così via. Avremo modo di verificare che anche questa è pratica abbastanza diffusa da queste parti: diciamo che l’elasticità mentale non è la dote principale dei creoli, forse il rhum ha qualche responsabilità in questo…
Venerdì 1 maggio
Giorno di festa oggi, in Guadalupa come in Italia. Molti negozi rimangono chiusi, meno male che ci abbiamo pensato ieri facendo scorta per la nostra colazione.
La distilleria Bellevue di Marie Galante
Nonostante la festività, decidiamo di provare a visitare la distilleria di rhum Bellevue, e facciamo bene: la produzione è ferma oggi ma l’accoglienza turistica funziona, e così veniamo lasciati liberi di girare, da soli, per tutto lo stabilimento, potendo osservare con calma e silenzio tutti i macchinari e le attrezzature necessarie per trasformare il succo delle canne da zucchero in pregiata bevanda; vediamo il distillato fermentare nelle enormi cisterne a cielo aperto, e degustiamo in seguito il risultato di questa attività presso la piccola boutique dove sono gentili e per nulla pressanti a volerti vendere a tutti i costi qualcosa. E’ ora di andare in spiaggia, puntiamo ad una zona vicina ad Anse Canot che ieri ci ha ispirato: si chiama Anse Mays, è il proseguimento di Anse Canot oltre una piccola scogliera. Bellissima spiaggia anche questa, più aperta e con alcune imbarcazioni ormeggiate di fronte a noi.

Gueule de Grand Gouffre

Nel pomeriggio andiamo a visitare la Gueule de Grand Gouffre, uno spettacolare tratto di costa a nord dell’isola in cui si è creato un enorme arco nella roccia (ricorda un po’ i faraglioni di Capri), e poi ci spostiamo per scoprire altre spiagge, procedendo verso sud fino alla vicina zona di Vieux Fort, dove troviamo una piccola baia di fronte ad un isolotto che, con le luci del tramonto, è davvero scenografica. Faccio anche un po’ di snorkeling, osservando diversi motori di auto e di barche che sono stati buttati sul fondo del mare: speriamo solo che abbiano tolto l’olio prima! Una signora dalla sua macchina ci suona ripetutamente il clacson con aria quasi allarmata, ma scopriamo poi che vorrebbe soltanto venderci dei manghi (e due ore dopo, mentre sono fermo lungo la strada a fare alcune foto, mi suonerà di nuovo all’impazzata per provare a vendermi dei manghi…). E’ ora di cena, e si fa fatica a trovare un locale aperto a Capesterre vista la giornata di festa. Alla fine, passeggiando, troviamo una sorta di pub, il La Source, con diversi avventori, e ci uniamo a loro. Si mangia su piccoli tavolini disposti sul marciapiede, il menu non è abbondante e alcune voci ci lasciano perplessi (ad esempio il “ragout”: ma poi capiremo che non è il sugo per la pasta che conosciamo noi, bensì lo spezzatino, che qui chiamano così…), ma alla fine mangiamo del buon pesce e gustiamo ottimi cocktail, per cui il locale è promosso! Dal nostro tavolino possiamo anche osservare la vita del paese: tanti giovani si ritrovano in una casa di fronte per una serata in compagnia, e non avendo lo stereo in casa la soluzione è lasciare un’auto parcheggiata con l’autoradio a pieno volume e le porte aperte…


Sabato 2 maggio
Un altro giorno ci saluta con un piccolo scroscio di pioggia, che lascia presto spazio ad un bel sole. Colazione al Soleil Levant, e via alla scoperta di altre spiagge.

Ci dirigiamo verso Saint Louis, e subito a sud della cittadina ci fermiamo alla spiaggia di Folle Anse, che essendo a ridosso di una grande foresta demaniale rimane in ombra alla mattina: quello che cerchiamo per dare un po’ di tregua alle nostre scottature rimediate nei giorni precedenti! Dalla spiaggia si vede l’impianto del porto di Saint Louis che serve per caricare lo zucchero sulle navi. Mentre scende qualche goccia di umidità (non si può definire pioggia), prendiamo la macchina per andare a visitare l’Habitation Murat, luogo “simbolo” per ricordare il sacrificio di migliaia di schiavi che lavorarono su quest’isola. Lungo la strada notiamo anche un’altro luogo che ha l’aria di essere rilevante: si tratta in effetti dell’Habitation Roussel, luogo protetto dall’Unesco e memoria anch’esso delle vicende legate alla schiavitù. Appare molto curato e ben tenuto, pieno di fiori e con l’erba tagliata di fresco, nonostante sia uno spazio aperto senza nessuna recinzione.
Habitation Murat
Altrettanto si può dire per l’Habitation Murat, visitabile gratuitamente. All’interno, un piccolo museo con diversi utensili da lavoro ed altre testimonianze della vita sull’isola negli scorsi secoli, e poi i resti del mulino, della fornace e della fabbrica dello zucchero.
Decidiamo per pranzo di andare fino a Grand Bourg, così da vedere anche questa cittadina. Arriviamo verso le 13, tutti i locali stanno chiudendo per la pausa pranzo (anche i ristoranti però…), quindi optiamo per un acquisto strategico di baguette e camembert presso l’immancabile Carrefour e ci sediamo su una panchina nella piazza del municipio, in compagnia del wifi gratuito comunale e di un paio di galli grandi come tacchini che puntano chiaramente al nostro cibo. Per il pomeriggio proviamo la spiaggia di Grand Bourg, molto affollata di locali dato che oggi è sabato. C’è il vento che increspa il mare e piega le palme, i colori sono spettacolari e una piccola bimba creola con le treccine ti farebbe voglia di stare a guardarla per ore mentre prende confidenza con l’acqua.
Torniamo alla nostra camera, e per cena scegliamo di dare retta a Tripadvisor ed alle recensioni positive per Maman ‘dlo, un ristorante elegante a pochi chilometri di distanza. Il posto è carino, i tavoli sono a bordo piscina, l’accoglienza è cortese da parte di una signora dall’aspetto un po’ troppo parigino (leggi snob…): mangiamo piatti ricercati, forse troppo per essere a Marie Galante, e la scelta non è ampia. Però la mia frittura di pesce è spettacolare (meno i ravioli con salsa di pesce).
Domenica 3 maggio
Ultimo giorno a Marie Galante. In paese assistiamo all’evento sociale della settimana, la Messa. Centinaia di persone si radunano di buon’ora (inizio funzione alle 8.30) presso la Chiesa, con il vestito della festa: gli uomini con pantaloni lunghi, camicie, cappelli e scarpe chiuse, molte signore con gli abiti tradizionali (turbanti in testa, ampi vestiti con motivi floreali, ecc), le ragazzine “in tiro” con jeans firmati e scarpe luccicanti. Diversi pullmini trasportano gli abitanti delle frazioni vicine fino alla Chiesa, mentre la piazza antistante ospita alcuni venditori di cibo che allestiscono i banchetti per l’uscita dalla cerimonia.
Scegliamo di vedere da vicino anche il cimitero, che nei giorni scorsi ci aveva attratto passando davanti di sfuggita. Le tombe dei defunti sono ammassate l’una all’altra in maniera abbastanza confusa, e la caratteristica particolare è che sono rivestite di piastrelle di ceramica dai colori chiari e totalmente ricoperte di sabbia, con diverse conchiglie usate per le decorazioni al posto dei fiori a cui siamo abituati noi. Il tutto durante la notte viene illuminato da potenti fari, dato che qui il timore spaventa la popolazione locale che teme che nell’oscurità vengano rapite le anime.
Andiamo quindi a cercare il mulino di Bezard, nell’interno della zona di Capesterre, conosciuto come il meglio conservato di Marie Galante. La guida segnala un ingresso a pagamento, ma evidentemente da poco tempo si è deciso di lasciarlo - purtroppo - al suo destino. Le installazioni turistiche sono infatti state smantellate (si vedono i resti della biglietteria, delle toilette, del parcheggio), la rete di recinzione è divelta e si può accedere liberamente all’edificio, che in effetti è ancora oggi perfetto: trasmette davvero l’impressione della potenza che la macina era in grado di sprigionare, mossa dalle enormi pale con le vele di tela.
C’è ancora tempo per qualche ora di spiaggia, e andiamo a colpo sicuro a Anse Canot per godere ancora una volta di quel luogo spettacolare. Per ripetere le esperienze migliori di questi giorni, torniamo anche a mangiare qualcosa nel ristorante sulla spiaggia nella zona di Saint Louis (che meraviglia quest’isola piccina dove tutto è raggiungibile in pochi minuti di macchina!), che ci serve un Poulet Colombo memorabile.
Torniamo a Capesterre, raccogliamo i bagagli in hotel e ci dirigiamo a Grand Bourg, veloce lavaggio dell’auto pre riconsegna e siamo al porto pronti ad imbarcarci. C’è una gran folla, e rischiamo di perdere il traghetto perché non ci era stato detto di dover confermare la data del nostro biglietto: alla fine saremo gli ultimi due passeggeri “in lista d’attesa” ad essere imbarcati, che rischio!
Giunti a Bergevin, altro piccolo intoppo: pur avendo prenotato una vettura a noleggio via mail (sempre senza caparra), non troviamo nessuno ad attenderci come promesso. Mentre io penso che era ovvio e che prima o poi le prenotazioni non confermate dovevano rivelarsi un fallimento, mia moglie si reca alla biglietteria dei traghetti dove l’addetta, con la solita cortesia tipica delle persone del luogo, si preoccupa subito di chiamare per noi la Revcar e di farci sapere che la navetta sta arrivando. Ci portano in una zona industriale di Pointe a Pitre (che io mi chiedo come farò a raggiungere il giorno della riconsegna) dove ci affidano una “fiammante” Punto (un’altra Fiat?) con 165mila km che pare essere uscita da un film di guerra: la vernice è un ricordo, le ammaccature si sprecano, la portiera guidatore tende a non aprirsi, ma diciamo che l’essenziale c’è, anzi anche l’aria condizionata che non avevamo richiesto! Dopo tutto, per 14 euro al giorno non potevamo chiedere di più. Percorriamo le ampie (e trafficate, per noi che arriviamo da Marie Galante!) strade di questa zona per raggiungere la zona di Deshaies, dove abbiamo riservato il bungalow Rose des Vents (questa volta pagato in anticipo tramite Venere). Qualche fatica per trovarlo al buio (spassosissime le indicazioni fornite da due locali, che vorrebbero mandarci in direzioni lontane ed opposte senza sapere che ci trovavamo a 10 metri dalla destinazione), ottima accoglienza e piccola sorpresa negativa: per una disputa sulla gestione dell’acquedotto presso il comune di Deshaies, l’acqua viene tolta ogni pomeriggio (ad ore indefinite) e riaperta in serata, quando capita: servirà pazienza guadalupense. Non abbiamo fame, per cui ci limitiamo ad una passeggiata a Deshaies (a pochi km di distanza) prima di andare a dormire.
Lunedì 4 maggio
Riposati dopo un profondo sonno, si parte verso Deshaies per colazione, nella panetteria in centro paese che fa anche servizio bar ed è sempre molto affollata (anche se molti bevono già la birra anziché il latte…). Giriamo la macchina e, dopo aver letto recensioni entusiastiche delle spiagge nella zona di Sainte Rose, ci precipitiamo a cercarle. Rimaniamo davvero delusi dalla zona, a nostro giudizio sopravvalutata.
Alla fine ci fermiamo alla Plage des Amandiers, una insenatura piuttosto carina, con un mare piuttosto mosso che ci fa giocare con i cavalloni: ma sicuramente a Guadalupa ci sono posti davvero più meritevoli! Torniamo allora verso sud, e puntiamo a Grande Anse, forse la più famosa spiaggia della zona. Prima di tutto, visto che sono le 15, testiamo uno dei locali che servono da mangiare lungo la spiaggia, il Chez Liline: spiedini di pesce spada eccezionali ed in quantità abbondante a prezzo ok, che cosa volere di più? Rinfrescati da una birra locale ed un Ti punch è il momento di andare in spiaggia, questa sì molto bella e scenografica, oltre che piuttosto affollata come ci attendevamo (ma è molto grande e non ci sono certo problemi di spazio o di vicini fastidiosi…). Rimaniamo tutto il pomeriggio fino al tramonto, poi torniamo al bungalow e seguiamo le loro indicazioni per cena, fermandoci al bar camion all’angolo per mangiare fantastici bokit a 3-4 euro l’uno, preparati da una mami che, come tutte le mami, sembra scontrosa e invece è soltanto concentrata sul suo lavoro! (Se non lo sapete, dovete sapere infatti che fare due cose insieme, ad esempio salutare e versare del ketchup, manda spesso in confusione le mami da queste parti)


Martedì 5 maggio
La zona di Basse Terre, in cui ci troviamo, è rinomata non solo per le spiagge, ma anche per le importanti risorse naturali di cui dispone. Ci avventuriamo dunque nell’entroterra per assaporarne i profumi, osservarne i colori, respirarne l’aria salubre. Qui è pieno di foreste, parchi, cascate, laghetti, ruscelli e via dicendo, molti dei quali disposti lungo la “Route de la Traversee”, che conduce da una costa all’altra di Basse Terre. Ci fermiamo al Parc des Mamelles per una meravigliosa camminata nella foresta equatoriale. Ci troviamo circondati da alberi le cui radici sono ben più alte di noi (badate bene, le radici…), si sentono centinaia di versi degli uccelli e degli altri animali che popolano questo territorio (tranquilli, a Guadalupa non ci sono specie animali pericolose), tutto intorno a noi pendono liane che ti fanno provare l’ebbrezza di essere Tarzan per un giorno, il tutto in un ambiente che ricorda molto il bagno turco delle terme di Pre Saint Didier per il grado di temperatura e di umidità.
Dopo mezza giornata spesa a girare in questo bellissimo angolo di natura rigogliosa, torniamo a bord de mer e scegliamo la spiaggia di Petite Anse per trascorrere il pomeriggio. C’è un vento fastidioso che spira, ma la spiaggia è piacevole e la visita è fortunata per quanto riguarda l’aspetto naturale: vediamo un picchio all’opera a scavare dentro una palma, due iguana che prendono il sole tra le rocce circostanti ed un nido di colibrì.
Presi dal sacro fuoco della natura, a Deshaies passiamo davanti ad un negozio di prodotti locali e decidiamo di concludere la giornata pasteggiando solo con frutta: disturbiamo la negoziante (già, era seduta che guardava una fiction in tv e ci è voluto un po’ per attirare la sua attenzione!) e compriamo ananas, banane, meloni e manghi. Tutto ottimo.
La chiesa di Deshaies
A pochi metri si trova anche la chiesa di Deshaies, divenuta famosa (famosa?) grazie alla serie tv “Delitti in Paradiso”, che è girata tutta qui anche se poi fanno finta di essere in un’isola inglese perché la produzione è della BBC… Mia moglie conosce la fiction, riconosce anche i locali che sono usati come “commissariato” ed entriamo ad esplorarli.
Ci sono ancora gli arredi usati per le riprese, e troviamo anche alcune copie del copione di una puntata, con gli appunti scritti a mano dal regista, il menù del catering di quel giorno e gli orari del pick up per gli attori nei vari hotel: figo! (Ovviamente una copia è venuta via con noi…) Nel porticciolo di fronte, invece, assistiamo alla tecnica di pesca impiegata dai pellicani che da queste parti sono diffusi: si buttano in picchiata fino ad entrare in acqua con un sonoro “tonfo”, e pare che questo stordisca i pesci nei dintorni consentendone poi una facile cattura. (Praticamente come quei delinquenti che sulle nostre coste pescano con la dinamite…) Qui termina la nostra giornata “Quark”, e ce ne andiamo a dormire un po’ provati dalle passeggiate mattutine.
Mercoledì 6 maggio
La spiaggia di La Perle

Oggi è giornata di trasferimento, ci sposteremo nella zona del vulcano La Soufriere. Prima però vogliamo goderci la meravigliosa spiaggia di La Perle, per cui ci svegliamo presto e possiamo ammirarla in solitudine, prima che arrivino gli altri - pochi - turisti. L’atmosfera è bellissima, i colori sono impressionanti e di certo non sarà facile decidere di andare via! Passeggio lungo i 3 chilometri circa della spiaggia per fare foto, e dinnanzi ad una casetta in legno una coppia di francesi mi informa, chissà perché, che quella è proprio la casa del protagonista della serie tv “Delitti in Paradiso”! Uau, non vedevo l’ora di saperlo, ma decido di fotografarla per mia moglie, mentre arrivano 4 ragazzi con un furgone a noleggio che parcheggiano proprio lì. Quando entrano armati di trapani e scale, con le loro facce da inglesi, ci vuol poco a capire che stanno “riaprendo” il set per una nuova stagione di riprese, la quinta. E io che non ho mai visto nemmeno una puntata… Poco dopo, passando da Deshaies, per curiosità ripassiamo nella zona della chiesa, dove in effetti è tutto un pullulare di ragazzi che stanno “riattivando” il set, verniciano, aprono, spostano, modificano, oggi non avremmo mai potuto scoprire il copione originale!
Ci mettiamo in viaggio in direzione sud, la strada è quasi tutta lungo la costa per cui si possono ammirare diversi scorci di paesaggio: ci fermiamo a mangiare qualcosa da Chez Valdo, lungo la spiaggia di Vieux Habitants (consigliato, buon pesce, cortesia, e il solito piacere di mangiare a pochi metri dal Mar dei Caraibi). La nostra destinazione è nel comune di Trois Rivieres, un bungalow prenotato tramite Airbnb: non abbiamo indirizzo, ma siamo tranquilli perché la mappa sul sito sembra molto chiara. Appunto, sembra. Arrivati in loco, al posto del bungalow troviamo un ospedale, e con grande acume capiamo che qualcosa non quadra. Che problema c’è, la zona è piccola e si tratterà solo di muoversi un po’. Iniziamo a percorrere la via lungo la quale dovrebbe trovarsi il bungalow, esplorando ogni traversa nella speranza di trovarlo, ma senza successo. Ci fermiamo a chiedere informazioni, ma nessuno sembra conoscere la proprietaria di cui abbiamo il nome. Un gentile signore, che sta facendo la siesta davanti a casa, si prende a cuore il nostro problema, si arma di elenco telefonico e cerca il nome che gli indichiamo, peccato che non conosca bene l’alfabeto per cui la ricerca si fa lunga, e senza esito. Senza perdersi d’animo, chiama dal suo cellulare il numero del bungalow, risponde la segreteria telefonica e lui lascia, ovviamente, il suo recapito per essere richiamato: chissà con quale utilità. Infine, mentre cerchiamo di svincolarci da questo aiuto che ci sta costando mezz’ora, ci dà utili indicazioni di tre posti, in città, dove andare a chiedere informazioni, l’ufficio del turismo, i vigili e la polizia: terminando l’elenco con la raccomandazione di tenere a mente che oggi è mercoledì ed al pomeriggio sono tutti e tre chiusi… Rimontiamo in macchina e ricominciamo la ricerca, e quando la disperazione si sta per impadronire di noi scorgo, dietro un muretto, un bungalow che assomiglia proprio a quello dell’annuncio! L’abbiamo trovato! Già, adesso però bisogna capire come raggiungerlo… con un po’ di esperimenti capiremo che l’accesso è tramite una via interna con diversi incroci, e finalmente arriviamo davanti all’agognata meta (per inciso, sarebbe bastato che nell’annuncio fosse indicato di svoltare in corrispondenza della fermata dell’autobus…).
Spiaggia vulcanica di Grande Anse
Molliamo le valigie e, per non perdere l’ultima ora di sole, andiamo a vedere la spiaggia di Grande Anse (che fantasia nei nomi delle spiagge), famosa per il colore nero derivato dalla consistenza lavica dei granelli di sabbia. Purtroppo a quest’ora è mal esposta rispetto al sole, per cui niente bagno, osserviamo il mare piuttosto agitato con le lunghe onde che si infrangono su questa lunga striscia di sabbia. Per cena, optiamo per la soluzione supermercato e cuciniamo qualcosa al bungalow, prima di un buon sonno ristoratore.


Giovedì 7 maggio
Mentre facciamo colazione nel patio del bungalow con i biscotti al cocco e lo yogurt alla papaya comprati ieri al supermercato, scartiamo l’idea di effettuare la gita fino alla sommità de La Soufriere, troppo lunga ed impegnativa ed a rischio di maltempo. Andremo invece a vedere le Cascate du Carbet, che sono a circa mezz’ora di auto da dove ci troviamo. Una bellissima strada che si inerpica nel verde ci conduce ad un ampio parcheggio, per fortuna ancora vuoto, paghiamo 2 euro a testa e l’addetto ci informa sui vari itinerari possibili: le cascate sono 3, la più lontana dista oltre 2 ore di camminata e la lasciamo volentieri ad altri, perché non siamo attrezzati. Andiamo alla più vicina, comunque lo spettacolo è meritevole della visita anche perché ci si trova di nuovo immersi nella meravigliosa vegetazione tropicale di Basse Terre.
Ripresa la macchina, procediamo verso Saint-Claude (40 km circa) perché vogliamo visitare il sito della sorgente termale conosciuta come Bains Jaunes, rinomata per le sue proprietà benefiche (non si sa mai che sia vero!). Arriviamo in un parcheggio che, al contrario del precedente, è stracolmo (siamo in uno dei punti di partenza per le salite al vulcano), l’aria è decisamente più fresca che in pianura (siamo pur sempre a circa 900 mt di altitudine), e poco distante vediamo una vasca di pietra con alcune persone a mollo. L’acqua è straordinariamente limpida, di un bel colore verde-azzurro (perché allora li chiamano “Bagni gialli”?), ed ha una temperatura costante di circa 28 gradi. L’unica avvertenza, ben evidenziata da enormi cartelli che nonostante le dimensioni alcuni ignorano, è quella di non immergere la testa, perché nell’acqua può essere presente un batterio dal nome sconosciuto ma capace di uccidere una persona in pochi giorni (lo so, vi avevo detto che non c’erano specie animali pericolose, ma un batterio non è un animale!).
Dato che oggi è giornata di visite, proseguiamo alla volta della Maison de la Griveliere, dove c’è la possibilità di visitare una coltivazione di caffè. La strada è veramente “improbabile”: lasciate perdere se non siete a vostro agio con la vostra auto a noleggio, o vi troverete con il timore di rigarla lungo una strada sempre più stretta, dove per la prima volta in vita mia ho visto cartelli che recitano “obbligo di suonare il clacson”. La visita alla coltivazione è molto interessante: ci vengono spiegate le fasi della produzione dalla raccolta, all’essiccazione fino alla tostatura, vediamo le diverse qualità di piante del caffè, e ci viene mostrata anche la produzione del cacao ed un bellissimo orto di piante aromatiche; visitiamo la casa padronale, le abitazioni degli schiavi, il mulino che alimentava le macine, ecc.
E’ ora di un veloce passaggio in spiaggia per chiudere la giornata con un bagno. Troviamo una baia tranquilla nella zona, c’è addirittura la doccia libera (oltre che una Fiat Coupé abbandonata in disuso nel parcheggio), e facciamo il bagno in compagnia di due anziani locali e di due pellicani in cerca di cibo per la sera. La strada verso casa è ancora lunga, noi siamo un po’ stanchi per la giornata, dunque anche questa sera si mangerà al bungalow con ciò che compriamo al supermercato di Trois Rivieres.


Venerdì 8 maggio
Dedichiamo la mattina alla spiaggia di Grande Anse. Oggi è giorno di festa a Guadalupa come in Francia (Festa della Vittoria), per cui siamo in compagnia di tante famiglie locali che si preparano per una delle grandi passioni degli abitanti di quest’isola, il pic nic con griglia in spiaggia. A metà giornata carichiamo la macchina e partiamo in direzione Sainte Anne, Grande Terre. Poco distante, nella zona di Capesterre, abbiamo letto che c’è un cimitero degli schiavi, e ci piacerebbe visitarlo. La ricerca dello stesso si rivela più ardua del previsto. Seguendo le poche indicazioni reperite su internet (non ci sono cartelli lungo la strada, abbiamo la sensazione che il tema della schiavitù da queste parti sia ancora una ferita aperta ed in molti casi si tenda a volerla “dimenticare”), giriamo in zona, e finiamo dentro una piantagione di banane girandola in lungo ed in largo senza che nessuno ci dica nulla (visita involontaria ma interessante!). Chiediamo informazioni ai pochi passanti (è l’ora di pranzo di un giorno di festa, non c’è nessuno in giro!) e alla fine, dopo vari tentativi, troviamo la giusta via (è un piccolo sentiero sterrato in mezzo alle canne da zucchero).

Il cimitero degli schiavi

Il luogo è molto particolare: ci troviamo in una foresta, a poche decine di metri dal mare; il terreno è ricoperto di foglie, e solo guardando attentamente si scorgono le conchiglie di lambi disposte a formare dei cerchi che definiscono i tumuli anonimi. C’è qualche candela accesa, alcune bottiglie di rhum piene con dei bicchieri, qualche altro oggetto lasciato a memoria dei defunti. Il tutto fa impressione… Mentre stiamo per allontanarci, incontriamo 3 signore vestite a festa che stanno arrivando, portando alcune borse. Scambiamo due parole con loro: ci spiegano che sono lì per omaggiare gli schiavi, portando loro cibo e bevande, hanno un arrosto cucinato apposta e del rhum in bottiglie ancora sigillate. Una delle tre donne, che ci sembra tanto una “stregona”, predispone delle porzioni di arrosto in ciotole,versa il rhum nei bicchieri, e le deposita in alcune zone del cimitero: ci chiede espressamente di non essere fotografata in questo rito…
Riprendiamo la nostra strada, superiamo il traffico di Point a Pitre e ci “trasferiamo” sull’altra parte dell’isola di Guadalupa, notandone subito la differenza morfologica: poco verde, nessuna altura, molte più costruzioni, la sensazione di un luogo molto più turistico e moderno. Sainte Anne è piuttosto caotica, almeno a quest’ora del tardo pomeriggio: ci vuole un po’ per attraversarla, e pochi chilometri dopo raggiungiamo la nostra casa (Tikazajo), prenotata via internet tramite il nuovo servizio di Tripadvisor. E’ una costruzione modernissima, fa parte di un piccolo complesso in cui abitano anche i proprietari, che si sono trasferiti dalla Francia 2 anni fa ed hanno costruito la propria abitazione con due dependance da affittare per garantirsi un reddito.
Torniamo a Sainte Anne per cena: qualche locale è chiuso, per la festa o per ferie (anche se la cosiddetta “alta stagione” è terminata appena da pochi giorni, a fine Aprile). Alla fine ci fermiamo in un posto che offre menu a prezzo fisso ed anche musica live. Non è male, ad inizio cena c’è anche la possibilità di prepararsi l’aperitivo preferito (o di inventarne uno sul momento, se non avete la minima idea di ricette, come nel mio caso) scegliendo tra tutte le bottiglie di alcolici e non messe a disposizione sul bancone del bar. La cena è più che discreta, la musica live molto meno, nonostante l’impegno dei protagonisti, che riescono comunque a far ballare molti dei presenti, tra cui un paio di improbabili coppie, palesemente tenute insieme soltanto dal potere del denaro...


Sabato 9 maggio
Vogliamo visitare la zona nord di Grande Terre, dunque procediamo per le strade che tagliano l’interno della regione in direzione di Port Louis.


Ci fermiamo a Morne a l’Eau per osservare il particolare cimitero di questa cittadina: addossato su una collinetta, stipato di loculi e piccole costruzioni tutte rivestite di piastrelle bianche e nere, pare una enorme scacchiera in 3D ed ha un effetto scenografico molto curioso. Arriviamo a Port Louis insieme a qualche nuvola, e ci dirigiamo verso la Plage du Souffleur. E’ un’ampia e lunga striscia di sabbia bianca contornata da alberi di varie specie che forniscono un po’ di ombra a chi la desidera: bellissima, finisce subito nella classifica delle 3 spiagge più belle che abbiamo visitato qui.
Ci sono anche un ristorante e alcuni bar camion, qualche bancarella che vende abbigliamento e la venditrice di sorbetti al cocco. C’è anche un gazebo che ospita una trentina di persone, con un dj che mette musica locale ed un buffet: capiremo poco dopo che è una festa aziendale, qui si fanno in spiaggia! La pioggia improvvisa ci costringe a cercare riparo, e a passare il tempo addentando un ottimo bokit aspettando che torni il sole. Per fortuna ci vuole poco, e siamo di nuovo distesi al sole, con un colibrì che trascorre il pomeriggio sull’albero alle nostre spalle. Sul ritorno, passiamo al supermercato a comprare il necessario per organizzare la cena  “fai da te” a casa, per poi goderci il fresco della sera nella veranda del bungalow.


Domenica 10 maggio
Il giorno inizia con la visita alla spiaggia di Bois Jolan, vicina al nostro bungalow. Purtroppo, anche qui come a Marie Galante i sargassi hanno ricoperto le coste meridionali dell’isola, per cui la spiaggia risulta praticamente inutilizzabile, e siamo costretti subito ad allontanarci.
Scegliamo allora di fare di una breve visita all’estremo est dell’isola, per visitare la Pointe de Chateaux: alla fine della giornata, però, avremo percorso più di 100 km effettuando quasi l’intero periplo di questa “ala della farfalla” e visitando diverse cose! Pointe de Chateaux è una scogliera che si trova come detto all’estremità orientale di Guadalupa, con una forma appuntita che crea una sorta di istmo in mezzo al mare. Complice il vento che da giorni soffia da quella direzione, lo spettacolo naturale è garantito dall’irruenza di grandi onde che si infrangono sugli scogli tra mille spruzzi e schiuma bianca: il mare in tempesta mi affascina sempre! Per il resto, ci sono alcune spiagge nella zona, ma niente che valga la pena rispetto ad altri luoghi dell’isola. Proseguendo verso nord, nella zona di Le Moule ci imbattiamo per caso nella Maison de Zevallos, un edificio a due piani, che oggi è un memoriale a ricordo degli immigrati indiani in Guadalupa: la costruzione è un’opera di Gustave Eiffel, trasportata a pezzi in Guadalupa per poi essere allestita in loco.
Proseguiamo il viaggio nell’entroterra, tra sterminati campi di canna da zucchero ed una temperatura davvero calda, complici le ore centrali del giorno. Puntiamo alla zona di Grande Vigie, il luogo più settentrionale di Guadalupa, ma prima ci fermiamo, seguendo un cartello turistico, alla laguna della Porte d’Enfer: una profonda insenatura naturale, con alte falesie che creano una diga naturale al mare in burrasca che si osserva in lontananza. C’è un lungo sentiero che conduce fino al Trou a Man Coco, una sezione di roccia scavata dalla forza del mare. La vista dall’alto è spettacolare, come lo è a Pointe Vigie, dove alcune terrazze naturali fanno apprezzare fino in fondo il panorama dagli 84 metri di altezza di queste rocce a strapiombo sul mare (non adatte per chi soffre di vertigini!).
Ormai si è fatto tardi, non vogliamo concludere la giornata senza un bagno e cerchiamo una spiaggia vicina. Ci fermiamo nella vicina plage de l’Anse Bertrand, dove troviamo una folla di locali e turisti. La spiaggia è carina, niente di particolare, ma forse solo perché ci siamo ormai abituati troppo bene!
Un po’ prima del tramonto del sole, per evitare di viaggiare con il buio pesto che giunge improvviso a queste latitudini, riprendiamo la via di casa, dove arriviamo in un’oretta di strada. Per cena ci fermiamo a Sainte Anne, è domenica e molti locali sono chiusi, tra quelli lungo la spiaggia scegliamo il Koleur Creole, dove mangeremo pesce nella norma, buono ma non memorabile.


Lunedì 11 maggio
Ultimo giorno pieno di vacanza, dedicato totalmente a spiaggia e bagni. Scegliamo di rimanere a Sainte Anne se i sargassi lo consentono, e vogliamo andare a visitare la famosa spiaggia del Club Med. Con piacere scopriamo che si trova in una insenatura riparata dal vento, per cui le alghe non la disturbano. All’inizio della spiaggia vi sono alcune piccole baie lontane dalle strutture del Club, in cui ci si può fermare tranquillamente e vi sono anche dei lettini disponibili gratuitamente per chi lo desidera. Più avanti, la spiaggia principale accoglie gli ospiti del Club, ma bar e ristoranti sono eventualmente accessibili a tutti. È ancora presto, c’è poca gente in spiaggia e l’atmosfera è rilassata, tuttavia non condividiamo l’idea di chi dice che sia la spiaggia più bella dell’isola: ne abbiamo viste di migliori. Durante il giorno, due iguana passeggiano tra gli asciugamani e diventano le star della spiaggia, mentre nella zona “libera” vengono allestiti dai locali un paio di punti ristoro con le offerte tipiche (bokit, crepes, pollo grigliato, ecc) e prezzi ottimi: risolto il problema del pranzo!
Rientriamo al bungalow per preparare le valigie, accettiamo l’invito dei nostri padroni di casa Sylvie e Joel per una piacevolissima chiacchierata a casa loro (con ti punch di rito) e poi andiamo a cena in un elegante ristorante (Kote Sud) in zona Club Med per concludere la vacanza come si deve: si mangia bene, ci sono anche i menù degustazione a prezzi corretti e l’accoglienza è la migliore possibile, bella serata!
Martedì 12 maggio
Vogliamo goderci ancora qualche ora di spiaggia, per cui ci svegliamo presto in compagnia di un cielo cupo. Torniamo alla spiaggia del Club Med, dove facciamo in tempo a fare l’ultimo bagno prima che si scateni un temporale che ci fa tornare a casa in anticipo rispetto al nostro programma. Carichiamo i bagagli e ci dirigiamo verso Pointe a Pitre per riconsegnare la macchina (ebbene sì, l’abbiamo anche lavata come da richiesta, sebbene non è che si vedesse molto la differenza tra prima e dopo) e farci accompagnare all’aeroporto, meta finale del nostro viaggio. In aeroporto abbiamo il tempo di assistere ad una operazione dei corpi speciali di polizia che stanno caricando su un aereo un (presumo) pericoloso detenuto, ammanettato e scortato da diversi agenti con passamontagna e mitra spianati in una zona isolata… meno male che non sale sul nostro volo! Volo deludente (non funzionava la scelta del posto e l’operatrice del desk non ne ha voluto sapere di ascoltarci, morale posti centrali nella fila centrale, praticamente un sequestro; in più monitor guasto) ma puntuale, cambio aeroporto come da programma ed eccoci di nuovo a casa, a ripensare ad un viaggio nel complesso meraviglioso che ci ha lasciato ottimi ricordi. Una delle destinazioni più belle tra quelle visitate: tante cose da vedere e da fare, clima perfetto, gente cordiale e disponibile, costi accettabili senza sacrifici, e quelle spiagge da ricordare…

Tante foto del nostro viaggio sono pubblicate a questo link: Diario Guadalupa 2015

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