lunedì 10 maggio 2010

18 anni, 11 mesi, 358 giorni. Era il 18 maggio 1991 il pomeriggio in cui presi il treno e misi piede per la prima volta a Cuneo per tifare l'Alpitour nei quarti di finale scudetto. Ed ora, mentre un neonato di quell'epoca oggi potrebbe già guidare la macchina, è finalmente arrivato il tricolore a ricompensare l'attesa.
Una galoppata veloce tra i ricordi di questi quasi 4 lustri è quanto mi è passato in mente ieri sera, davanti alla tv che sembrava voler esplodere colma della gioia dei Blu Brothers.
Nel 1991 si giocava ancora al Palatenda, una struttura che sembrava più adatta per un circo che per la pallavolo di serie A. La squadra era l'Alpitour (e per me, affettuosamente, si chiama ancora oggi Alpitour). In campo c'erano giocatori che hanno fatto la storia del volley cuneese di quegli anni, Hedengaard, Mantoan, Da Roit e il martello Riccardo Gallia. Sugli spalti c'era già il calore dei Blu Brothers, la tifoseria unanimemente riconosciuta come la più calorosa e spettacolare d'Italia. A fine partita scendevi in campo, abbracciavi i tuoi beniamini, autografi e pacche sulle spalle (se ci arrivavi, altrimenti andava bene anche sul dorso). Quel sabato di maggio l'Alpitour venne sconfitta dall'armata Mediolanum Milano di Zorzi, Bertoli, Ctvrtlik, Dvorak ecc. e disse addio ai play off, ma era un addio festoso per una squadra che, al secondo anno di A1, era già arrivata ai quarti di finale.
Da lì è iniziata una lunga storia fatta di gioie e dolori, successi e sconfitte. Si è costruito il palazzetto dello sport per dare spazio a tutti coloro che volevano tifare Cuneo. Si sono costruite formazioni sempre più forti, in grado di lottare per tutte le competizioni. Si sono scelti nomi di grido e giovani promesse, tutti hanno messo in campo qualcosa in più, quell'energia che ti viene dal giocare per una squadra intorno alla quale, da sempre, c'è una passione autentica. Si sono fatti anche sacrifici, cedendo pedine importanti anche a costo di generare qualche malumore tra il pubblico, che aveva la sensazione che ci fosse aria di "dismissione". Adesso, invece, si capisce che dietro a tutto quello c'era un progetto vincente, che richiedeva tempo e risorse per essere pianificato prima e messo in atto poi.
E così, passando di campione in campione (tra quelli che ricordo con più piacere, oltre ai già citati, metto Lucchetta, Ganev, Lasko, Giba, De Giorgi, Blain, Zlatanov e chissà quanti ne sto dimenticando), siamo arrivati alla  formazione di quest'anno, guidata dal giovane tecnico Alberto Giuliani, certamente non il più quotato dei tecnici, ma rivelatosi in grado di portare quella serenità mentale che, in passato, aveva frenato Cuneo proprio sul più bello (non si contano le semifinali perse, oltre alle 2 finali scudetto del 1996 e 1998).  Sotto la sua guida, la vecchia guardia dei Grbic, Wijsmans e Mastrangelo si è ben amalgamata con le giovani leve (Parodi e Peda per dirne due), Henno si è rivelato libero di livello mondiale, Nikolov ha martellato da par suo, insomma tutti hanno fatto la loro parte per regalarci questo trionfo, che conserverò nel cuore tra le emozioni più belle.
Grazie Cuneo per il lieto fine di questa favola iniziata quasi 19 anni fa, tra l'altro in compagnia della persona che amo di più al mondo: è stato bello, ieri sera, trovarci in lacrime sul divano, guardarci e metterci a ridere pensando a quel sabato di maggio...

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